CAPSULITE ADESIVA DELLA SPALLA O FROZEN
SHOULDER
Cos’è la capsulite adesiva?
Si tratta di una patologia infiammatoria a carico della spalla, e in particolare della capsula articolare che con il tempo si ispessisce portando ad una progressiva rigidità, tanto da far assumere alla spalla l’aspetto di una vera e propria articolazione congelata, condizione estremamente invalidante e dolorosa.
La capsula articolare è un manicotto di tessuto connettivo che avvolge, sostiene e stabilizza la spalla; lo stato infiammatorio e il conseguente ispessimento che ne deriva comportano una severa limitazione dei movimenti sia attivi che passivi, con particolare compromissione del ROM (range of motion) in rotazione (specialmente quella esterna).
La capsulite adesiva colpisce più frequentemente il sesso femminile, specialmente tra i 40 e i 60 anni, ed è riconducibile dal punto di vista eziologico (anche se le cause della capsulite adesiva potrebbero essere intese come fattori di rischio) alle seguenti condizioni (queste le più comuni):
- Esiti di traumi locali a cui è seguita una eccessiva immobilizzazione, o che non sono stati trattati con opportuno percorso terapeutico/fisioterapico
- Diabete, patologie dismetaboliche, disfunzioni tiroidee
- Patologie neurologiche come il Morbo di Parkinson
- Sovraccarichi funzionali e tendinopatie, o lesioni tendinee non trattate
- Alterazioni posturali
- Disturbi psicosomatici
Qual è l’approccio fisioterapico?
Stabilire l’adeguato percorso di cura e fisioterapia per la capsulite adesiva è compito del fisiatra che lavora in equipe con il fisioterapista. È fondamentale che vi sia chiarezza di diagnosi, per cui un corretto ed accurato esame obiettivo, insieme alla raccolta anamnestica, associato alla valutazione dell’Imaging radiologico (più frequentemente ecografia e risonanza magnetica) consente non solo di fare diagnosi di capsulite adesiva ma anche di fornirne una corretta stadiazione.
L’approccio fisioterapico cambia in base alla fase ‘temporale’ della capsulite in cui si trova il paziente alla nostra prima valutazione.
In generale l’approccio integrato tra fisioterapia e fisiatria interventistica (con terapia infiltrativa) consente di lavorare sia sul dolore, soprattutto quando presente in fase acuta, sia sull’articolarità. Quando il dolore prevale sulla perdita dell’escursione articolare sarà opportuno approcciarsi dapprima con terapie fisiche antalgiche (tecarterapia, laser terapia ad alta potenza), o talvolta anche con infiltrazioni ecoguidate di corticosteroidi. Alla riduzione del dolore si potrà intervenire con la terapia manuale, utilizzando tecniche di mobilizzazione passiva finalizzate all’allungamento dei tessuti, tecniche di massoterapia come massaggio miofasciale, massaggio di scollamento scapolare e altre tecniche miorilassanti (soprattutto sul rachide cervicale, che va in sofferenza per meccanismi definiti di ‘compenso’).
Nell’intero percorso terapeutico gioca un ruolo fondamentale l’idrochinesiterapia: la terapia in acqua, associata sempre ad un percorso fisioterapico fuori dall’acqua, accelera i tempi di recupero e facilita il percorso terapeutico sia per il paziente che per il fisioterapista. Il progressivo recupero del ROM viene associato ad un graduale rinforzo muscolare e al recupero della propriocezione dell’arto superiore.
L’ultima fase è finalizzata sia alla stabilizzazione articolare che alla riprogrammazione posturale globale, i setting sono la fisiopalestra e la nostra area dedicata alla ginnastica posturale individualizzata.
Caso clinico
Uno dei casi più complessi di capsulite adesiva è attribuibile ad una donna di circa 50 anni che aveva autogestito il suo ‘problema’ alla spalla trasformatosi poi in una bruttissima ‘frozen shoulder’. In prima valutazione risultavano estremamente ridotti i movimenti di flessione, abduzione (meno di 20° di movimento), totalmente abolite le rotazioni, sia interna che esterna.
La prima fase è stata gestita con terapia manuale, terapia fisica antalgica e terapia infiltrativa per ridurre il forte dolore.
Nonostante la diffidenza e lo stato emotivo compromesso dalla convinzione di non riuscire più a ‘ritornare come prima’, la paziente si è fidata ed affidata alla fisioterapista e dopo un lungo percorso terapeutico non solo era sparito il dolore, ma l’escursione articolare migliorava giorno dopo giorno.
Dopo poco più di sei mesi dal suo primo accesso, la paziente è stata dimessa, con estrema felicità sua e nostra e con tanta gratitudine per il Centro Medico Mantia, avendo recuperato TOTALMENTE la funzionalità dell’arto superiore.