La riabilitazione post-chirurgica della mano
Riabilitare la mano dopo un intervento chirurgico è tra i compiti più complessi che vengono affidati ad un fisioterapista. Riabilitare la mano non significa soltanto provare a recuperare una funzione persa, ma significa misurarsi sia con le nuove tecniche chirurgiche sempre più sofisticate e minuziose, sia con le esigenze di ogni persona che attraverso il recupero delle funzionalità della mano e di tutto il sistema ‘arto superiore’, vuole tornare a compiere i gesti di vita quotidiana, vuole tornare alla propria attività professionale, sportiva, etc.
Come viene impostato al Centro Medico Mantia un percorso di riabilitazione della mano post-intervento chirurgico?
La scelta del percorso terapeutico più opportuno dipende da diversi fattori: tecnica chirurgica utilizzata, regione anatomica coinvolta, presenza di gonfiore, dolore, limitazione funzionale, esiti cicatriziali che creano aderenze, concomitanza di altre patologie associate (come artriti, artrosi, etc), comparazione tra valutazione clinica- funzionale con l’Imaging radiologico, eventuale compromissione di altri distretti anatomici (che generalmente coinvolgono tutto l’arto superiore), esigenze di recupero paziente-specifiche.
Caso clinico
Il caso clinico preso ad esempio è quello di una paziente di 57 anni presa in carico per esiti di frattura del terzo metacarpale della mano sinistra trattata chirurgicamente con mezzi di sintesi.
In prima seduta era evidente la limitazione articolare a carico di tutta la mano e del polso, con severo gonfiore associato in particolare del terzo dito, e dolore evocato soprattutto dai movimenti di chiusura della mano.
Abbiamo quindi voluto distinguere le fasi riabilitative in tre momenti:
- la prima fase antalgica con l’obiettivo di ridurre il dolore e il gonfiore e poter iniziare a lavorare sull’articolarità, per questo abbiamo associato la laserterapia ad alta potenza alle tecniche di terapia manuale, ed in particolare linfodrenaggio di dita, mano ed avambraccio, e tecniche di scollamento delle aderenze cicatriziali che causavano una reale limitazione del ROM (Range of Motion)
- la seconda fase mirata al recupero articolare e di forza, specialmente negli ultimi gradi di flessione delle falangi del terzo dito e quindi nei movimenti di chiusura e di hand-grip (valutata in itinere con l’ausilio del dinamometro). Anche in questo caso è stato fondamentale associare tecniche riabilitative diverse, che sfruttano sia la manualità del fisioterapista che gli strumenti messi a disposizione dalla fisiopalestra, che nel caso specifico ci hanno consentito di lavorare mediante l’esercizio terapeutico, esercizi di propriocezione, esercizi di forza in isometria e con l’utilizzo di resistenze).
- Nella terza ed ultima fase ci siamo posti come obiettivo il recupero del gesto fine e coordinato delle dita, della mano e di tutto l’arto superiore: è importante ‘studiare’ e lavorare sulla globalità del movimento, il cui schema motorio nel caso specifico era stato alterato dal lungo periodo di immobilizzazione. Anche in questo caso è stato indispensabile ricorrere ai tools della fisiopalestra.
La paziente è finalmente tornata alla sua attività lavorativa, anche se, come riferito da lei stessa, la “luce è tornata” già dalle prime fasi, quando il forte dolore che inficiava le sue giornate, è andato via lasciando spazio ad una quotidianità più serena.