lesioni muscolari

Lesioni Muscolari: il caso clinico di un calciatore professionista

Le lesioni muscolari rientrano tra gli infortuni che più di frequente colpiscono gli atleti e avvengono quando le fibre muscolari non sono in grado di far fronte alle richieste imposte da un sovraccarico funzionale.

Infatti, il muscolo si lesiona perché non è adeguatamente riscaldato, oppure perché eccessivamente affaticato a fine allenamento o fine a partita (i momenti finali della partita coincidono con più alte probabilità di infortuni muscolari). 

Non tutte le lesioni sono uguali e di conseguenza, in base al grado della lesione (I, II e III grado), alla sede di lesione (ventre muscolare, giunzione miotendinea) cambiano la gravità dell’infortunio, la scelta del trattamento fisioterapico, la durata dei tempi di recupero e soprattutto il rischio di recidiva (quando la lesione non è trattata adeguatamente). 

Come viene impostato il trattamento riabilitativo?

A prescindere dal grado di lesione, e dall’area lesionata (più il tendine viene coinvolto più si allungano i tempi di recupero) da cui dipendono i tempi di trattamento e l’impostazione delle fasi terapeutiche, gli obiettivi che ci poniamo sono volti:

  • alla riduzione del dolore e al drenaggio dell’eventuale edema/ematoma con terapie fisiche come ad esempio tecarterapia, laserterapia, crioterapia.
  • al recupero funzionale e al “return to play” attraverso l’esercizio terapeutico che svolge un ruolo chiave per la corretta guarigione della lesione; nelle fasi iniziali viene sfruttata l’idrochinesiterapia oltre che al lavoro in fisiopalestra.
  • al recupero del gesto sport specifico e alla prevenzione di recidive con l’ausilio dei fisiotools e delle tecnologie presenti in fisiopalestra.

In una lesione muscolare è fondamentale il primo intervento: un approccio corretto e precoce favorisce la più rapida guarigione dall’infortunio. Per questo già nelle prime 48 ore dalla lesione o dal trauma è opportuno applicare un protocollo di pronto intervento che favorisce il blocco dello stravaso ematico (riducendo i successivi tempi del percorso terapeutico).

CASO CLINICO

Uno degli ultimi casi di infortunio muscolare è stato un calciatore professionista di 22 anni a cui è stata diagnosticata, a seguito della visita fatta tempestivamente e in maniera concomitante all’ecografia, una lesione di secondo grado alla giunzione mio-tendinea dell’adduttore sinistro.

L’atleta si è presentato da noi con: 

  • Dolore alla palpazione nella regione dell’inserzione del tendine dell’adduttore 
  • Deficit di forza nei test isometrici e difficoltà nei movimenti che richiedono contrazione eccentrica e concentrica
  • Ecchimosi
  • Test di resistenza positivi con dolore
  • Evidenza ecografica di discontinuità fibrillare con ematoma interstiziale

Abbiamo preso in carico il paziente seguendo il nostro protocollo interno, stabilito in team dai medici e fisioterapisti, secondo le nuove linee guida e sulla base di studi, ricerche ed esperienze dirette sui pazienti.

È stato quindi impostato un programma terapeutico personalizzato in cui sono state applicate terapie fisiche, in cui è stato correttamente dosato l’esercizio terapeutico, in accordo con i risultati delle valutazioni fisioterapiche ed ecografiche.

Il calciatore è stato reintegrato in squadra già a 40 giorni dall’evento traumatico e a 60 giorni ha disputato la prima partita ufficiale.

Articolo del Dott. Riccardo Lo Giudice